La maternità tra scelta e istinto

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Alice Rabai, Psicologa di Life & Mind

Alice Rabai, Psicologa di Life & Mind

Come la nostra società considera l’essere madre

“Femmine un giorno e poi madri per sempre” cantava Fabrizio De André, evidenziando in una sola riga sia il destino di chi, per natura, ha avuto la possibilità di accogliere la vita nel proprio grembo, sia il confronto di tutto questo con i doveri, le responsabilità e le angosce della maternità.

Nonostante molti tabù sulla tematica siano stati ormai indeboliti, in molte realtà sembra che la funzione materna non abbia bisogno di essere argomentata; la maternità è ancora considerata, per la donna, un percorso naturale e inevitabile.

A dimostrazione di ciò rimane la reazione che il corpo di una donna in gravidanza suscita negli altri: alla donna incinta viene lasciato il posto sull’autobus, al supermercato le sono riservate le casse prioritarie, le viene aperta la porta del ristorante; insomma, la donna incinta viene riconosciuta socialmente. D’altro canto è sempre più frequente che durante un colloquio di lavoro venga chiesto alla candidata se avrà intenzione, nei prossimi anni, di mettere su famiglia quasi a sottolinearne un destino certo e prevedibile.

In un contesto del genere non sempre può essere facile per chi non ha figli.

Cosa succede alle donne che non vedono la maternità come la strada per la felicità e la realizzazione? Cosa pensa di se stessa la donna che non sente il cosiddetto istinto materno?

 

Esiste realmente l’istinto materno?

A partire dai primi istanti di vita, l’accudimento del neonato da parte della madre è definito sulla base dell’esistenza dell’istinto materno.

Purtroppo, la convinzione che esista una tendenza innata a desiderare un figlio, ha rilegato le donne che non avvertono questa predisposizione in una posizione secondaria e di minore importanza.

L’antropologa americana Sarah B. Hrdy ha effettuato numerosi studi sull’istinto materno coinvolgendo sia le femmine di primati sia le donne e ha notato che i comportamenti di accudimento e allevamento della prole indicano che le donne non sono madri “naturalmente”.

L’antropologa sostiene, infatti, che se l’istinto materno esistesse realmente non si verificherebbero abbandoni di bambini, non ci sarebbero gli infanticidi, i casi di depressione post partum e il modo in cui le donne accudiscono i loro figli, sarebbe lo stesso a prescindere dall’età, dalla cultura e dalla società di appartenenza.

 

La maternità come scelta

Se la maternità fosse una questione di istinto comune a tutte le donne, come possiamo spiegarci che sempre più spesso donne in giovane età non abbiano nessun desiderio di avere figli?

La donna che decide, senza rimpianto, di non essere madre perché convinta di mantenere quell’equilibrio di coppia che un figlio potrebbe turbare, la donna che privilegia il lavoro e la carriera, la donna che considera la possibilità della maternità non un’imposizione ma una scelta, potrebbe rappresentare una nuova configurazione di donna che non si riconosce esclusivamente nel ruolo materno. D’altronde non è un caso che dal 2016 siano in aumento le cosiddette donne “childfree”, ossia le donne che scelgono consapevolmente di non avere figli.

Pertanto, se fare la madre non è una cosa istintiva, ma un’abilità che apprendiamo attraverso i modelli sociali e culturali, è giusto che questa decisione così importante quando delicata e impegnativa sia una libera scelta; sia per la donna che desidera fortemente un figlio fino a dedicargli una buona parte delle proprie energie e della propria esistenza, sia per la donna che sostiene di non volere figli, tra l’incertezza del futuro e il desiderio di libertà e autonomia.