C’è una parte della popolazione che sta soffrendo in maniera silenziosa questa emergenza coronavirus. Sono le persone che soffrono di ansia e attacchi di panico. Persone che vivono nella paura, si agitano anche per le piccole cose, non riescono a chiudere occhio quando c’è qualcosa che li preoccupa, hanno bisogno della vicinanza di una persona fidata per sentirsi sicuri, hanno problemi a muoversi da soli, temono l’ignoto, l’incerto e ciò che non conoscono abbastanza.
Il dramma è doppio per le persone che oltre a questa tendenza all’ansia vivono da sole.
Il decreto che obbliga a stare a casa ha purtroppo l’effetto di impedire di ricevere aiuto dalle altre persone. Un aiuto anche solo morale, come l’essere accompagnati a fare la spesa, o a fare una visita.
Se nessun agente farebbe storie a qualcuno che va ad assistere il proprio genitore 80enne o una persona disabile lo stesso non si può dire per una persona che va ad aiutare un 40enne o 50enne in buona salute.
E questo è un bel problema. Ci sono persone che non vanno da tempo nei supermercati o in altri posti per paura di un nuovo attacco di panico o di stare male. Alcuni riescono ad andarci, ma solo se accompagnati. I più coraggiosi vanno da soli, stringono i denti e si ripetono mentalmente che andrà tutto bene, prendono in fretta ciò che gli serve ed escono subito. Ma ora? Ora bisogna per forza andare da soli, e anche se si è coraggiosi si trova una cosa che ad alcuni fa molta paura: le code. Code per entrare, code alla cassa…
Ma non è una questione di perdere tempo. È una questione di paura di star male.
Solo chi ci è passato può capire. E chi si occupa di queste cose per lavoro. Gli altri solitamente non capiscono (salvo rare eccezioni), minimizzano, prendono quasi in giro. Non lo fanno apposta, semplicemente non tutti possono capire.
C’è chi invece non ha particolari problemi ad uscire di casa per fare la spesa, ma prova ugualmente un senso di irrequietezza. C’è poi il timore di essere fermati dalle forze dell’ordine. Alcuni provano ansia al solo pensiero. Pur essendo in regola si percepiscono come dei pericolosi ricercati. Questa situazione di profonda incertezza mette in ansia molte persone, anche chi prima di questa emergenza non ne soffriva e stava relativamente bene.
Le motivazioni possono variare da persona a persona. Alcuni hanno timore di poter prendere il virus, altri sono preoccupati per l’economia, altri ancora hanno timore per il proprio lavoro. Negozianti, titolari di partite IVA che hanno dovuto chiudere la propria attività. Non stanno incassando ma hanno comunque tutte le spese da pagare.
Alcuni già prima della chiusura avevano visto le loro vendite quasi azzerarsi, al punto di pensare di chiudere già prima che gli venisse imposto.
Si chiedono quando questa situazione finirà, quando potranno riaprire, e anche quando potranno farlo non sanno cosa aspettarsi, non sanno se torneranno a vendere come prima, temono che la gente non abbia più soldi da spendere, che preferisca risparmiare, che abbia cambiato le proprie abitudini.
Ma non ci sono solo loro. Molti dipendenti sono in ansia per il loro futuro lavorativo, alcuni hanno il contratto che scade a breve, altri, seppur con un contratto sicuro, sono preoccupati nel vedere l’azienda, l’attività in cui lavorano chiusa da giorni e giorni, si domandano se riuscirà a restare in piedi, se sarà in grado di superare questa crisi.
C’è poi chi soffre tremendamente lo stare in casa. Si tratta di fatto di essere agli arresti domiciliari, una punizione che la società ha studiato per punire chi commette certi reati. Molti in passato guardavano con disprezzo questa pena, la vedevano come ridicola, come un regalo a chi aveva commesso uno sbaglio. Oggi qualcuno vivendola in prima persona inizia a rivalutarla, capisce quanto può essere snervante essere obbligati a rimanere in casa senza poter uscire.
Lo stare a casa è per qualcuno tremendo, c’è chi era abituato a stare spesso fuori, cene, cinema, viaggi, passeggiate, escursioni, gite in montagna. Cose che sembrano superflue, ma sono indispensabili per il nostro equilibrio psicologico. Anche chi lavora deve rinunciare a tutte queste cose, e sta limitando la sua vita solo a casa e lavoro. Alcuni lavori possono poi essere particolarmente stressanti, e alcuni professionisti hanno bisogno di scaricare la tensione che accumulano durante il lavoro. Pensiamo al personale sanitario che sta lavorando come non mai negli ospedali in questa situazione di emergenza, oppure agli psicologi, che si fanno carico delle ansie, delle paure, delle storie di vita infelici di alcune persone, dei timori che a volte sono un po’ anche loro, soprattutto in questo periodo. Questi e altri professionisti hanno bisogno di queste cose, ma stringono i denti e tirano avanti, cercando di trovare distrazione come possono.
Molti dipendenti di supermercati hanno inoltre un carico di lavoro maggiorato, con conseguente stress lavorativo.
Per altri passare tutto questo tempo con i propri familiari può essere complicato, a volte in famiglia si subiscono soprusi psicologici, e possono nascere litigi che avvelenano ulteriormente il clima familiare. Ci si trova in trappola e non si può neanche uscire.
C’è chi poi ho vissuto in prima persona il dramma del coronavirus. Persone che hanno perso parenti o amici a causa della pandemia, o che hanno i propri cari in terapia intensiva. E come se non bastasse non possono neanche vederli, né in ospedale né al cimitero.
Vale la pena ricordare quante persone hanno dovuto rinunciare in questi giorni a festeggiamenti importanti, momenti più o meno unici della loro vita. Pensiamo a compleanni, anniversari, matrimoni, lauree. Anche se non è la fine del mondo non dev’essere bello non poter festeggiare i propri 18 anni o 40 anni. Tutte cose che sembrano superflue in questi giorni, ma che per alcune persone possono avere una certa importanza, potrebbero allietare questi giorni difficili, ed invece si deve rinunciare pure a questo.
Se conosci qualcuno in preda all’ansia per questa situazione non deriderlo. Cerca di stargli affianco, seppur in modo virtuale. Un semplice messaggio una telefonata possono a volte fare molto. Spesso si può aiutare una persona semplicemente ascoltando in silenzio.
Oggi più che mai mi sembra fondamentale ricordare che da questo tipo di problematiche si può uscire. Quando una persona è messa così sotto pressione è importante rivolgersi ad uno psicologo, che dell’aiuto a persone con ansia, attacchi di panico, paura e depressione ne ha fatto il proprio lavoro.
Se hai bisogno di aiuto noi siamo a tua disposizione.