È in ansia, teme di non riuscire a consegnare in tempo tutti i doni. Da qualche sera non riesce più a dormire bene la notte. L’altro giorno mentre era al lavoro nella sua fabbrica di giocattoli ha persino avuto un attacco di panico, scambiato inizialmente per un infarto.
Decide quindi di venire in studio, e gli diciamo subito che possiamo aiutarlo.
“Ha fatto bene a venire appena il problema è sorto, prima che prenda il sopravvento” gli diciamo.
Santa Claus ci spiega come si sente, ci racconta dell’attacco di panico scambiato per un attacco di cuore.
Per la prima volta, a parlarne si sente compreso. Gli elfi nei giorni scorsi gli dicevano “non ti devi preoccupare”, “lo fai tutti gli anni questo lavoro”, “è solo ansia”, “stai tranquillo”, “devi essere forte” e cose così.
Dopo aver ascoltato il mio super paziente gli faccio compilare un paio di test-questionari, dove effettivamente risulta che l’ansia è sopra i livelli normali. Per fortuna invece i test dicono che Babbo Natale non è depresso, e non ha altri problemi.
Dopo aver spiegato a Babbo Natale cosa faremo nelle sedute successive lo salutiamo.
Santa Claus ci dice che dopo questo primo incontro sta già un po’ meglio. Capita quasi sempre a chi viene qui, sarà l’aria dello studio?
Inizia il trattamento
C’è molto che posso fare per lui.
Inizio spiegando a Babbo Natale che cos’è l’ansia, cosa sono gli attacchi di panico, come funzionano e perché sono venuti a lui.
Già questo sembra tranquillizzarlo, finalmente capisce cosa gli sta succedendo.
Gli ricordo però che un po’ di ansia è normale, soprattutto in un periodo per lui così impegnativo.
Proseguo spiegando come i suoi pensieri possano contribuire a questo suo senso di ansia ed oppressione. Lo aiuto quindi con delle strategie studiate apposta a gestire i suoi pensieri disfunzionali, prima che i pensieri controllino lui.
Gli insegno poi alcune tecniche pratiche per gestire i sintomi dell’ansia e per rilassarsi.
Il trattamento prosegue con degli esercizi pratici, svolti in piedi, utili a contrastare gli attacchi di panico e la loro insorgenza.
Faccio poi accomodare il nostro paziente sulla comodissima poltrona che c’è nel nostro studio. (È davvero comoda, di quelle con il recliner, basta sdraiarcisi sopra che già ci si rilassa!). Una volta sdraiato faccio quindi chiudere gli occhi a Babbo Natale, e attraverso l’ipnosi lo aiuto a vedersi come una persona sicura, capace, forte e libera dall’ansia. Gli faccio visualizzare sé stesso mentre è al lavoro calmo e tranquillo, senza ansia e disagio. Quando Babbo Natale riapre gli occhi ha una faccia molto rilassata, “sto veramente bene” mi dice con una voce lenta e tranquilla.
Dopo queste prime sedute Babbo Natale sta molto meglio, non ha più ansia ne attacchi di panico e come capita nella maggioranza dei casi riesce a dormire bene la notte. Ma se così non fosse stato avremmo numerosi accorgimenti per risolvere il suo problema di insonnia.
Il paziente è guarito?
Tecnicamente sì, c’è una “remissione dei sintomi”, ma vogliamo che il cambiamento sia duraturo.
Decidiamo quindi di lavorare sull’autostima, e di guardare a qualche anno indietro per capire cosa nell’infanzia e nella sua famiglia possa avere contribuito a farlo stare così oggi, giusto per rimettere a posto il passato ed evitare che possa farlo stare male ancora oggi.
Mi sincero infine che le sue relazioni sia all’interno che all’esterno della famiglia siano tutto sommato buone e gestibili per evitare che queste possano contribuire a causargli disagio.
La terapia è dunque conclusa
Dico a Babbo Natale di rivederci fra un mese, dopo le feste, per valutare come è andata. Dopodiché ci vedremo dopo tre mesi e poi dopo 6 mesi, per sincerarci che la sua vita continui a scorrere serenamente. In termini tecnici si chiama follow up. Dopodiché Babbo Natale sa che se ha bisogno siamo qua.
La cosa interessante?
Babbo Natale pensava di essere l’unico a stare così, ma non sa che almeno la metà delle persone che vedo quotidianamente in questo studio ha più o meno i suoi stessi problemi.