Quante volte ci siamo sentiti dire “Non mi stai ascoltando”?
Da bambini questa frase ci sarà stata ripetuta spesso da genitori e insegnanti, mentre da adulti, è più probabile che ci sia stata detta dal partner, dal nostro capo o dagli amici.
L’ascolto è un momento fondamentale del processo comunicativo in cui il messaggio inviato dal mittente, viene elaborato dal ricevente che formula un feedback, ovvero una risposta di ritorno.
È un fenomeno spontaneo che viene innescato da qualcuno che parla e spesso viene considerato un concetto unitario assimilabile al “sentire”.
Tuttavia, mentre per sentire basta utilizzare il senso dell’udito, per ascoltare è fondamentale comprendere i fatti, il punto di vista e le opinioni dell’altro.
A questo proposito è possibile individuare due tipologie di ascolto:
– Ascolto passivo:
qui l’interlocutore sfugge la comunicazione, ovvero sente ciò che gli viene detto senza ascoltare. È un ascolto in cui non vi è la partecipazione di chi è coinvolto e per questo, il rischio è che la comunicazione non passi e che quanto detto, rimanga un discorso sterile e fine a se stesso.
-Ascolto attivo:
Implica una verifica continua di ciò che è stato detto attraverso affermazioni e domande. Chi ascolta attivamente è concentrato sulla comunicazione e cerca di comprendere anche il contenuto emozionale e affettivo di ciò che l’altro dice.
Nei colloqui psicologici è importante che lo psicologo utilizzi un buon ascolto attivo per instaurare una buona alleanza terapeutica col paziente ed entrare in sintonia con lui.
In particolare, un buon ascolto attivo deve essere:
–Reattivo:
l’interlocutore deve dare continui feedback al paziente sia per ottenere maggiori informazioni sia per farlo sentire accolto e rinforzato;
– Empatico:
L’ascolto attivo considera tutti gli aspetti della relazione, soprattutto quelli emotivi, ed è proprio grazie all’empatia che lo psicologo può mettersi nei panni di chi ha di fronte comprendendone gli stadi d’animo e favorendo la fiducia;
– Selettivo:
L’interlocutore seleziona alcuni momenti della comunicazione che meritano maggiore attenzione ottimizzando lo scambio col paziente.
Attraverso l’ascolto attivo è, quindi possibile creare con la persona che sta chiedendo aiuto, una connessione forte e sicura, all’interno di un rapporto collaborativo improntato sul rispetto, sulla fiducia e sulla partecipazione reciproca.