Vi è la tendenza a pensare che educare un essere umano significhi inculcare in lui idee e opinioni; “educazione”, invece, così come dice l’origine della parola stessa (dal latino “educěre”), significa “condurre fuori” ovvero portare a compimento qualcosa che è nascosto valorizzando quanto di positivo è presente in un individuo. Il compito dell’educazione è quello di indirizzare bambini e giovani verso l’autonomia al fine di renderli in grado di provvedere ai propri bisogni. Tuttavia, i bambini di oggi, hanno la possibilità di ottenere tutto ciò che desiderano in un lasso di tempo molto breve e hanno a disposizione una serie illimitata di stimoli; questo contribuisce a far perdere loro sia la possibilità di sperimentare la cosiddetta tolleranza alla frustrazione sia lo stimolo della conquista di ciò che desiderano. Quando si dice che il genitore è il “mestiere” più difficile del mondo, si afferma una grande verità, ecco perché durante il processo educativo di un bambino occorre, innanzitutto, mettere in conto la possibilità di sbagliare con la consapevolezza che tanti sforzi educativi non ottengano i risultati sperati. Tuttavia, poiché i buoni esempi valgono più di mille parole è fondamentale che il genitore rappresenti, per il bambino, un modello positivo da imitare a partire dagli atteggiamenti quotidiani: parlare in modo chiaro, ascoltare i bisogni e accogliere le esigenze del bambino, insegnargli ad assumersi le proprie responsabilità anche se piccole, rivolgergli le giuste attenzioni in modo tale che non debba lottare per ottenerle.